23 febbraio 2009

mea culpa 2

questa sera stavo tornando da un locale,
serafico, abbastanza sobrio da poter esercitare giudizio su me stesso, sporgendo il solito pollice. non che la strada fosse troppo lunga, i classici 3 km che ormai mi sono famigliari, ma comunque un passaggio non dispiaceva. non voglio prendermela con chi non me l'ha dato, il passaggio... suo diritto. ma con i due stronzi che fermata la macchina (una smart) mi hanno insultato. il dialogo si svlose più o meno in questa forma (scrivo a 20 min di distanza dai fatti narrati): "ahoooo", "oi!", "vattene a piedi, mongoloide", "eh, che?", "mongoloide, mongoloide devi andare a piedi, hai capito, mongoloide", "bella, ciao ciao (immagina il tono più sarcastico che conosci)".
bene, oggi mi sono sentito male. e non per colpa loro, per colpa mia. io credo fermamente che non sia giusto alzare un dito contro chiunque non abbia fatto lo stesso con te o contro qualcuno di più indifeso di te. loro non l'hanno fatto. erano lontani, non avrebbero neanche potuto. ma contemporaneamente al posto di quel "bella, ciao ciao" avrei potuto dire "vaffanculo, brutto stronzo mentecatto". se non l'ho fatto è solo perchè poi loro sarebbero scesi dalla macchina e avrei dovuto affrontarli. mi sono accorto di questo mio ragionamento inconscio quando, con molta naturalezza, ho notato la bottiglia di moretti che stava vicino alla mia scarpa, particolare normalmente insignificante, ma mortalmente importante in una situazione di pericolo. il fatto che io stessi interpretando quel momento come un situazione di pericolo basta come accusa nei miei confronti, in quanto sposta il motivo di una non-reazione nel campo della paura. basti immaginare il caso in cui i due stronzi in macchina fossero stati due bambini in triciclo. li avrei sculaccitati fino a far loro capire che insultare uno a caso non è una buona scelta... quanto meno se non sai chi è. ma nel caso specifico non l'ho fatto. questo è perchè di sicuro non ne sarei usito con meno di un occhio nero... forse anche con il naso rotto.
questa sera mi faccio un po' schifo. questa sera avrei potuto essere e non sono stato. questa sera ho mentito per non incorrere in conseguenze spiacevoli. sbagliato. dovevo rispondere 'fanculo. dovovo spaccargli la faccia, a tutti e due. non è certo che ci sarei riuscito, ma avrei dovuto. e il fatto di non aver neanche tentato è il sintomo più evidente di una malattia che ormai colpisce tutti, una malattia che indebolisce il sistema immunitario, un aids dell'anima, per cui le mie azioni non corrispondono più alle mie intenzioni. tutto questo mi fa paura, mi fa credere che io non sia più in grado di reagire di fronte a ciò che ritengo eccessivo. e se non ho più questa capacità sono in balia degli eventi, sono già morto. mi spiace, oggi ho sbagliato, scrivo queste righe per sfogarmi, sperando che servano d'esempio a qualcun'altro, fossi anche io stesso, un domani.

ps. ricorda che tutto ciò che non sfoghi con chi dovresti esce poi con chi invece non se lo merita.

1 febbraio 2009

l'olimpo del vocabolo: shiettezza



shiettezza: entità astratta
schiettitudine: shiettezza applicata, propietà dell'individuo
schiettaggine: in senso negativo, quasi un po' arrogante, insomma un po' troppo schietto
shiettitura: quando l'individuo raggiunge tali livelli di schiettaggine da risultare quasi britannicamente comico
shiettatura: schietto invito ad andare a morire ammazzato